Secondo Mike Godwin, avvocato
e capo dell’ufficio legale di Wikimedia, “più una discussione sulla rete va
avanti, maggiore diventa la possibilità che qualcuno tiri fuori un paragone con
i nazisti o con Hitler”. Questa frase riassume bene i rischi della rete come
sistema per dialogare: la tendenza all’ iperbole, segno di un’incapacità al
confronto a sua volta collegata all’“omofilia”, ovvero la tendenza a
frequentare solo gruppi di amici che la pensano come noi, che ci porta a
radicalizzare le nostre posizioni.
Ora,
se questo era vero nel 1990, quando la generalizzazione di Godwin fu formulata,
è ancora più vero oggi che, con la diffusione dei social network, in rete
andiamo soprattutto in quanto “amici” per trovare altri amici. Il gruppo di
ricerca Ippolita, già autore di Open
non è free e di Luci
e ombre di Google, ha scritto questa articolata riflessione sui
social network, che tratta della natura delle nuove reti, non neutrale, ma
condizionante; dell’ideologia che le ha fatte nascere, “l’anarco-capitalismo”;
e dei rischi e delle opportunità che la tecnologia presenta per la
partecipazione sociale.
Dalla lettura, a differenza
di quanto di solito avviene con i forum, si esce con più dubbi che certezze,
senza la paura di essere di fronte a una nuova ondata di nazismo, ma con la
consapevolezza di avere davanti qualcosa di nuovo e complicato, qualcosa da
conoscere e affrontare.
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